Un resoconto dell'Assemblea della Pietraia, 14 Novembre 2011


Il dibattito pubblico per un “Buon Governo ad Alghero” ha raggiunto, lunedì 14 novembre, il quartiere della Pietraia, nato nel 1959, che oggi conta oltre 10 mila residenti.

L’incontro, tenutosi presso l’auditorium della scuola media di via Malta, è stato introdotto da Maria Cau che ha sottolineato come la Pietraia sia oggi un quartiere ricco di servizi (scuole di ogni ordine e grado, ospedali, strutture sportive, un mercato, piccoli negozi e grandi centri commerciali) ma con alcune importanti criticità, prime fra tutte la presenza di aree di degrado ambientale, la mancanza di un centro di aggregazione sociale, la presenza di servizi non fruibili.

L’ex vetreria, struttura dismessa dell’Aeronautica Militare, localizzata dietro il mercato e ora passata all’Intendenza di Finanza, come ci informa Carmelo Piras, per la quale fu proposta la riconversione in officina comunale, aggiunge Tore Scala, rappresenta una vera e propria bomba ecologica, un vuoto urbano, un simbolo di degrado anche sociale, asserisce Nello Cardenia, di cui ci si dovrebbe occupare con la massima urgenza.

Il giardino della stazione, memoria del quartiere, completamente trasformato dalle recenti opere di riqualificazione del verde pubblico, si presenta solo parzialmente fruibile per la presenza di verde non calpestabile. In esso insiste ora una struttura al momento inutilizzata, di cui non si conosce la destinazione d’uso e chi ne avrà la gestione.

Noemi Bruni ci informa che è stata assegnata all’associazione “Raggio di Sole” per farne un consultorio familiare gratuito. Rita Mulas aggiunge che la struttura, aggiudicata con gara pubblica, sarà un centro polivalente, con laboratori vari oltre al consultorio. Ornella Piras e Domenico Canu, oltre a far notare il fatto gravissimo che non ci siano notizie ufficiali e certe al riguardo, manifestano il loro sconcerto perché un consultorio gratuito possa essere gestito da una associazione privata e non dalla ASL, con un aggravio di spesa, e perché un tale servizio venga dislocato in un parco e non all’interno del vicino ospedale o del poliambulatorio.

Domenico aggiunge inoltre che l’ulteriore riqualificazione del quartiere può passare attraverso l’ospedale e la stazione, modificando quella urbanizzazione aberrante che ha reso la parte a mare, occupata quasi esclusivamente da seconde case, una barriera fra il cuore del quartiere e la spiaggia.

Ai problemi descritti, Noemi aggiunge quello del trasporto pubblico e del collegamento con il resto della città, assolutamente insufficiente e male organizzato in termini di orari, di informazione della cartellonistica, di acquisto dei biglietti, di confort durante l’attesa. Irene aggiunge quello della viabilità, recentemente modificata con l’istituzione del senso unico in via Lido e in via Castelsardo e con la realizzazione della rotatoria di S.Giovanni, che mette in serio pericolo, durante l’attraversamento, i pedoni verso i quali si dovrebbe mostrare molta più attenzione.

Giulio Bardino sottolinea l’assenza di vita sociale in un quartiere che non è morto ma solo abbandonato, come altri quartieri periferici della città.
Per questo motivo, dice Mariano Melis, dovremmo sfruttare meglio gli spazi presenti nelle scuole, spesso solo parzialmente utilizzati, perché la scuola rappresenta il principale centro di aggregazione sociale, dove i giovani trascorrono buona parte della loro giornata. All’importanza della scuola, come momento aggregativo, va aggiunta quella dell’attività teatrale.

Mario Bruno parla delle possibili vie per una rivitalizzazione anche economica del quartiere, ad esempio, attivando meccanismi di incentivi e fiscalità privilegiata.

Maria Cau fa due proposte: creare un centro d’arte, un corso di muralismo tale da consentire la valorizzazione del quartiere stesso, delle sue piazze, del suo mercato, e da permettere ai ragazzi di acquisire nuove professionalità da spendere dentro e fuori il quartiere; creare laboratori artigiani nei numerosi spazi pubblici presenti.

Nella sintesi finale Paola Correddu, a nome dei garanti, partendo da alcune frasi dette dai presenti “nessuna decisione sembra passare attraverso i cittadini che poi usufruiranno di quel servizio”; ”bisogna riappropriarsi del quartiere nella quotidianità”; sottolinea come i cittadini percepiscano un loro scarso coinvolgimento da parte dell’Amministrazione nei processi decisionali che operano trasformazioni di spazi pubblici o strutture di interesse collettivo.

Questa impossibilità alla partecipazione fa si che le scelte, piuttosto che essere condivise sono subite, non capite, non accettate. E la non accettazione comporta la perdita del senso di appartenenza a quella comunità e a quei luoghi che vengono percepiti come estranei. Il senso di estraneità aumenta quando alla mancanza di coinvolgimento si aggiunge la mancanza di informazione e comunicazione che non fa altro che alimentare sospetti, a volte anche ingiustificati, nei confronti dell’operato dell’Amministrazione e che spesso non consente di comprendere le scelte fatte.

A volte, prosegue la Correddu, si ha l’impressione che chi elabora un progetto non pensi a affatto a chi ne sarà il reale fruitore e come sia possibile ottenere il miglior risultato con il minimo dei finanziamenti. La città, conclude, è dei cittadini e non degli amministratori, che sono dei delegati, a tempo, a rappresentarci con l’unico dovere di fare scelte che vadano a favore della collettività, senza mai considerarsi i padroni, sensazione che a volte sembra di cogliere.

Alcune immagini dall’incontro, che possono essere liberamente utilizzata e diffuse dai media e da chiunque, sono disponibili online.


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